Discorso che ho tenuto il 17 Marzo in occasione del 150°

Sig. Presidente,  Sig. Sindaco, colleghi,

nel  celebrare  la festa  dell’unità d’Italia,  la mia riflessione e quella di Alleanza per l’Italia, pur nella spiacevole costatazione della mancata condivisione del percorso organizzativo con l’intero Ufficio di Presidenza, parte dal presupposto che i fatti , accaduti 150 anni or sono, hanno avuto come obiettivo primario la consapevolezza dell’urgenza di riunire sotto un’unica bandiera piccoli regni e stati frammentati, diversi fra loro per tradizioni, ma uniti dall’unica realtà culturale e ideale, che va sotto il nobile concetto di “nazione”. A tale scopo,  provvidenziale è stata l’opera di Giuseppe Garibaldi, che, in breve, è riuscito a fare il primo passo dell’unità territoriale. Successivamente – fatti gli italiani – si è  costituita la Patria, in cui il sangue sparso e i sacrifici dei nostri fratelli hanno avuto il loro naturale e straordinario approdo.

Tale premessa, per chiarire alcuni aspetti dell’attualità. Togliendo alle celebrazioni l’immancabile retorica, si può senz’altro affermare che il Risorgimento, nel suo significato più vero, ha dato inizio ad un processo di democratizzazione della nazione, in cui cultura e conquista delle libertà sono andate di pari passo con l’esigenza di una coesione sempre più forte dei cittadini, pur nel rispetto delle tradizioni di ciascun contesto popolare. E’ qui che si innesta il Federalismo vero, quello cioè che, nel rispetto dell’Italia unita, non ignora le differenze dovute a tradizioni e dialetti. Ciò non ha nulla a che fare con i conati di secessionismo o con i tentativi di ipotizzare nuove terre e nuovi popoli che non siano la nostra Italia, in un continuo atteggiamento di contrapposizioni inconciliabili.

Giuseppe Galasso, uno dei nostri storici più operosamente e puntualmente impegnati nella riflessione sul centocinquantenario, ha ricordato come dopo il 1860 una parte delle stesse forze risorgimentali “andò all’opposizione” e come la critica del Risorgimento abbia conosciuto significative espressioni. Anche oggi d’altronde non si chiede – nelle celebrazioni – una visione acritica del Risorgimento, una rappresentazione idilliaca di un mondo unitario e tantomeno della costruzione dello Stato nazionale. Quel che è giusto sollecitare è un approccio non sterilmente recriminatorio e sostanzialmente distruttivo, un approccio che ponga in piena luce il decisivo avanzamento storico che – al di là di contraddizioni e perfino di storture da non tacere – la nascita dello Stato nazionale unitario  ha consentito all’Italia.

Affermiamo che l’unità d’Italia si è incarnata ben presto nel concetto di democrazia, una grande conquista, che, dopo la parentesi del fascismo, non ha subito più scosse particolari, grazie anche al fatto che lo sforzo dei legislatori privilegiò, nel tempo, oltre alla soluzione dei problemi sociali, l’aspetto culturale. Si ebbe l’intuizione che una democrazia cresce e si consolida soltanto quando il popolo, superato il problema dell’analfabetismo, riesce ad acquisire strumenti culturali più solidi, garanti della libertà: è ovvio, infatti, che l’ignoranza  agevola, se non determina, la nascita della dittatura. Ciò dovrebbe far riflettere chi oggi è incaricato di guidare il paese: non ignorare che la cultura è un formidabile strumento di democrazia!

Alleanza per l’Italia, mentre partecipa con convinzione e consapevolezza a questa celebrazione, augura alla Patria comune un destino di crescita globale, in cui il federalismo non significhi nel modo più assoluto mettere in discussione l’unità senza  rinunciare, per questo, alle  municipalità.

E dunque, sia più che mai questo 17 Marzo 2011, la riflessione e la festa con cui oggi lo celebriamo nel simbolo storico della Nostra municipalità, pegno della nostra determinazione nel riaffermare, tutelare, rinsaldare l’Unità nazionale, che fu la causa cui tanti Italiani dedicarono il loro impegno e la loro vita.

Viva l’Italia.

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