Nello scorso mese di maggio ho deciso di costituire il Comitato per il SI al referendum costituzionale del prossimo 6 novembre dal nome “Guidonia Montecelio per il sì”.
L’ho fatto perché sono convinto della bontà di questa riforma costituzionale e ho proposto alla lista civica Guidonia Domani di cui faccio parte di lavorare sul referendum e nello studio della riforma per votare consapevoli e non con preconcetti spesso addirittura ideologici (…anche se nessuno parla più di ideologie!). Da studio e riflessioni comunitarie sono nate anche una serie di slides inserite in una presentazione che mi propongo di pubblicare su queste pagine in un successivo intervento sul tema.
Con riferimento invece alle ragioni che mi hanno determinato dopo ampia riflessione a scegliere il SI alla riforma ce ne sono alcune di cui voglio rendere partecipi anche Voi, attenti lettori di queste pagine.
La riflessione iniziale parte dalla costatazione che tutto sommato io non sono completamente digiuno di costituzionalismo: non solo per gli studi universitari e quelli connessi alla laurea (mi laureai con una tesi in diritto costituzionale comparato), ma anche e soprattutto perché la nostra Costituzione, la nostra Grundnorm è una delle mie passioni fin da quando, ancora adolescente, mi comincia ad occupare di politica e questo perché considero la Costituzione prodotto eccelso della fase più nobile della politica italiana.
Un Italia che usciva dalla seconda guerra mondiale distrutta nelle fondamenta sia reali che politco – sociali, un popolo illuso e disilluso, sofferente e psicologicamente debilitato da una contrapposizione perfino civile di cui ancora riecheggiano gli echi. Eppure nell’Assemblea costituzionale l’espressione delle forze politiche che diedero vita alla resistenza, ma anche di ceti che in buona sostanza avevano guardato le vicende belliche e partigiane alla finestra riuscirono con garbo, ma con fermezza e senza un bieco tentativo di umiliazione dell’avversario a riassumere i principi del nostro vivere civile presente e futuro in modo mirabile e garantire alle giovani generazioni di allora, ma a ben vedere a tutte quelle che seguirono un orizzonte di pace, di libertà, di progresso e di crescita: un orizzonte onirico, quasi da sogno.
E per decenni le generazioni che si sono succedute hanno creduto a quel sogno, alla possibilità di realizzare le “immani” dichiarazioni di principio che la nostra Carta Costituzionale aveva elaborato e in cui uno Stato giovane ed inesperto si prodigava per dare esecuzione.
La Costituzione è stata da sempre una per così dire “clausola di salvaguardia”… nelle difficoltà insormontabili ad essa si rimandava e ad essa ci si aggrappava quasi come ad un faro nella tempesta.
Ciò detto da decenni (per lo meno vent’anni) da quando vi fu quello che spesso ho definito lo pseudo passaggio alla pseudo seconda repubblica si discute sulla necessità o meno di riformare la seconda parte della nostra Carta costituzionale perché intanto è bene chiarirlo ci si riferisce solo ed esclusivamente a questa seconda parte ossia alle norme che concernono l'”Ordinamento della Repubblica”, l’organizzazione dello Stato.
Ritengo che le garanzie democratiche poste dalla nostra Costituzione nel testo originario siano frutto dei tempi. L’italia usciva dal ventennio fascista e quindi il tema delle garanzie democratiche era necessariamente ed opportunamente posto innanzi a tutto.
Oggi queste garanzie non devono certo essere negate, né tantomeno i meccanismi di garanzia debbono essere compressi, tuttavia questi devono essere coordinati con l’esigenza (dettata dalla contemporaneità) che uno Stato risponda rapidamente alle sfide globali di un mondo in costante e veloce modificazione e interconnessione. Non si può rischiare che l’Italia, crogiolandosi nella sua storia millenaria, non abbia la necessaria capacita di innovare e di modernizzare, in una parola sola di essere competitiva e certamente in questa ottica va quello che a mio avviso è il fulcro di questa riforma ossia il superamento del c.d. Bicameralismo perfetto e del sistema delle navette.
Anche perché questo sistema ha determinato una conseguenza nefasta ed certamente anticostituzionale (una vera e propria aporia!): l’utilizzo bulimico della decretazione d’urgenza da parte del Governo. Lo strumento del Decreto Legge ideato dai Padri costituenti come eccezionale (“in casi di necessità ed urgenza”) è divenuto ordinario, mentre il meccanismo legislativo ordinario è divenuto eccezione con buona pace di coloro che (a mio avviso in maniera preconcetta e ideologica) criticano la riforma ergendosi a paladini di una Costituzione che proprio il meccanismo che si difende ogni giorno porta a tradire.
Moltissimo vi sarebbe da dire… ma forse non in queste pagine o non solo in queste pagine.
Per intanto il Comitato Guidonia Montecelio per il sì da appuntamento a tutti il prossimo 15 settembre (data ed ora da definire) per dialogare insieme sulla Bibbia laica… la Costituzione.
Ad maiora