Il Sindaco della Città agli arresti domiciliari

Con riferimento alle misure cautelari disposte nei confronti del Sindaco Rubeis ritengo che tutti coloro che hanno incarichi istituzionali (me per primo) debbono in questo momento rimanere silenti rispetto a indiscrezioni, notizie, informazioni in attesa che i contorni della vicenda siano più chiari e circostanziati.
Ritengo, altresì, che il Sindaco è il primo legittimato a dire la sua con riferimento alle vicende politiche che ne conseguono, consapevole della delicatezza delle vicende.
Io mi limito ad esprimere al Sindaco della mia Città la mia solidarietà e vicinanza umana e politica e a riportare di seguito il Comunicato stampa dell’Amministrazione stilato all’indomani degli eventi nella speranza e nella certezza che presto si chiariscano le questioni.
“Con riferimento ai fatti accaduti ieri,ove il sindaco di Guidonia Montecelio Eligio Rubeis è stato posto agli arresti domiciliari,la maggioranza di governo esprime vicinanza al sindaco in questo particolare e delicato momento nella speranza che i fatti contestati siano chiariti il più presto possibile e confidando nell’operato della magistratura”.
Guidonia Montecelio, 21 luglio 2015″.

Mi appare evidente sul tema che anche il Consiglio comunale straordinario chiesto a gran voce da una parte della opposizione e che io convocherò nei termini stabiliti dal Regolamento del Consiglio comunale, non possa essere, specie nell’assenza del Sindaco, il luogo per fare luce su tali vicende per tre ragioni essenziali.
Innanzi tutto il Consiglio comunale non è un’aula di tribunale e il sottoscritto non ha nessuna intenzione di farla diventare tale, poi perché non credo che in questa fase anche il dibattito politico possa essere lucido e consapevole, infine perché io penso che l’assenza di Rubeis in Aula renderebbe la discussione sulla mozione di sfiducia irrispettosa, irriverente, inutile.

Sollecitato da più parti su un giudizio invece circa l’applicazione in genere nel nostro stato di diritto delle misure cautelari voglio esprimere un mio personale e veloce giudizio.
La carcerazione preventiva e pertanto anche la misura degli arresti domiciliari possono essere disposti (a norma dell’art. 273 c.p.p.) ove ricorrano “gravi indizi di colpevolezza”.
Inoltre, requisiti essenziali per la carcerazione preventiva sono il pericolo di reiterazione del reato (improbabile nel caso concreto), pericolo di fuga dell’indagato (idem) o inquinamento delle prove.
Il principio costituzionale (art. 27 c. 2 Cost.) di presunzione di innocenza dovrebbe poter essere derogato solo in casi di estremo pericolo e non mi sembra proprio che nel caso in questione questi sussistano.
Non è chiaro se il senso di questa prassi sia il tentativo giustizialista di far scontare una pena senza processo, ben sapendo che il processo (a causa delle inefficienze del sistema italiano) non arriverà mai a condanna in tempi utili. Queste motivazioni sono inaccettabili in un sistema moderno (ma il nostro lo è?) che dovrebbe fondarsi sul principio per cui è meglio rischiare di liberare un colpevole (in attesa di giudizio), piuttosto che privare della libertà personale un assoluto innocente.

Non c’è molta differenza tra questo e il processo medioevale della inquisizione alle streghe, costrette a confessare per evitare di essere torturate e di soffrire pene peggiori.

Un processo rapido ed efficace è interesse innanzitutto dell’imputato. Un sistema moderno e misure cautelari decise con meno “allegria” sono una esigenza improrogabile per una giustizia giusta in Italia.
comune-guidonia1

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