Matteo Renzi. Ho utilmente atteso diversi giorni per esprimere un giudizio il più possibile “sereno” e libero da condizionamenti emotivi.
Da fuori il PD ho compreso le sue ragioni, ho ammirato la sua caparbietà, ho sostenuto le sue istanze con lo scetticismo di chi, uscito dal PD, ha di quel contenitore un giudizio assai negativo fino a ritenerlo una “buona intuizione”, ma di fatto un partito “mai nato”.
Da fuori il PD ho tifato entusiasticamente per lui e per le sue idee quando ha tentato con coraggio di “cambiare”, di “rottamare” ciò che rituale, di vecchio, di visto, di brutto, di inefficace e di perdente c’era il quel contenitore: evidente a tutti coloro che si interessano di politica, eccezion fatta per i dirigenti del PD.
Ho tifato per lui e per la sua squadra giovane e fresca nella contesa delle primarie con il segretario Bersani poi andata come tutti sappiamo ossia con un partito sordo e cieco che decide ostinatamente di “perdere” le elezioni.
Da allora qualcosa è cambiato! Renzi l’osteggiato dal Partito, il Pierino per tutti diviene l’idolo taumaturgico per il popolo di centrosinistra: nel PD si fa a gara a diventare “renziani” (a Guidonia tutta la vecchia dirigenza “si converte” sulla via di Damasco e non si trova più un bersaniano per chilometri), lui, Renzi, abbandona termini come “rottamazione”, “cambiamento” e si trasforma in uno squalo di sbardelliana memoria che cieco e sordo tutto ingoia.
A dire il vero mi sarei aspettato che, all’indomani della sconfitta alle prime primarie con Bersani e della sconfitta dello stesso Bersani alle elezioni, prendesse atto (lui innanzitutto!) del fallimento del progetto politico, dell’insufficienza ontologica del PD e tentasse – all’insegna del rinnovamento del sistema politico-elettorale – di andare oltre il PD, di superarlo correggendo i vizi del “nonpartito”.
Invece no. L’ambizione e i cattivi consiglieri gli fanno perdere lucidità. Mantiene il sistema, si carica tutti coloro che voleva rottamare e tutte le pratiche che voleva superare e tenta di nuovo la scalata “meno ambiziosa” al Pd… non capendo che è proprio il Pd il problema.
Vince le primarie e si trova chiuso, sulla graticola, in attesa che un governo suo/non suo si consumi, nella consapevolezza che a consumarsi sarebbe stata la sua leadership e non altro.
A questo punto stretto alle corde e un po’ “intronato”, si divincola, esce dalle corde, ma – proprio come un pugile giovane e sconfitto – scivola a terra e – mettendo in piedi un’operazione tutta di palazzo e assolutamente vergognosa – si sostituisce a Letta calpestando la propria e l’altrui dignità… per il potere.
Quello che segue è cronaca: la formazione di un governo non eletto dal popolo: debole e anche meno autorevole dei due precedenti (ugualmente non eletti). Un Pd ancor più in sofferenza, che cala nei consensi e perde (senza mai averla acquisita) la sua vocazione maggioritaria.
Un governo marchiato dal peccato originale del tradimento degli uomini e del tradimento della lealtà e delle idee: segni inequivocabili di una politica consueta e logora, ormai non più accettabile e per taluni aspetti disgustosa, frutto di una società inerte e malata.
Il mio giudizio su Renzi e sul suo operato, pertanto, non può essere che quello di colui che in una notte calda d’estate sogna un bel bagno refrigerante, ma si sveglia poco dopo bagnato sì… ma di sudore!
Ad maiora